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Chi soffre di Dipendenza Affettiva tende a cercare il controllo sulla maggior parte delle situazioni, se non su tutte, ma poche cose mettono a disagio una dipendente affettiva quanto l’avere a che fare con una persona che non riesce a controllare, ad es. un narcisista. A volte, se soffriamo di questo disturbo, non ci rendiamo nemmeno conto che stiamo cercando di controllare cose che sono completamente fuori dal nostro controllo.
Cerchiamo di controllare le emozioni altrui compiacendo le persone, prendendoci cura di loro e adattandoci alle loro esigenze e richieste. Molti hanno imparato a fare tutto questo durante l’infanzia. Hanno imparato che per sentirsi al sicuro, essere visti o ottenere attenzione, dovevano imparare a soddisfare le richieste e i bisogni di chi si prendeva cura di loro.
Questa modalità relazionale contribuisce a creare una falsa illusione di controllo: che cambiando forma, assumendo la forma che l’altro desidera, otterremo l’amore e l’attenzione di cui abbiamo bisogno. In età adulta, questo mito viene drammaticamente sfatato dalla realtà e spesso si instaura un circolo vizioso di relazioni abusanti, nelle quali ci si decentra continuamente in funzione dell’altro. In tal senso, spendiamo quantità incredibili di energia per cercare di aiutare/curare/controllare/influenzare l’altro sperando così di ottenere il suo amore, e sorprendentemente impegnamo pochissima energia per prendere il controllo sulla direzione della nostra vita.
Se tutto questo ti risuona e riscontri in te i segnali di una Dipendenza Affettiva, allora questo articolo potrebbe aiutarti a comprendere alcuni meccanismi disfunzionali che tu stessa metti inconsapevolmente in atto. Il CONTROLLO è un segno distintivo della codipendenza; tuttavia, la prima volta che ci imbattiamo nell’idea che noi stesse stiamo controllando l’altro, possiamo avvertire un senso di indignazione e disagio.
È vero, chi ha vissuto una relazione abusante È UNA VITTIMA.
Tuttavia, è spesso – prima di tutto – vittima di sé stessa, della mancata consapevolezza delle proprie dinamiche dipendenti, del proprio disperato bisogno d’amore che spesso affonda le proprie radici in tempi ben più lontani della relazione abusante.
Proviamo quindi ad analizzare uno degli aspetti più tipici della Dipendenza Affettiva, di cui si parla pochissimo, e che invece ritengo essere il perno centrale sul quale ruota tutto il processo di guarigione: il bisogno di CONTROLLO della Dipendente Affettiva.
Invece di assumersi la responsabilità per la propria felicità, una Dipendente Affettiva sposta infatti continuamente l’attenzione sull’altro.
Piuttosto che occuparsi direttamente dei propri bisogni, cerca di esercitare il potere sull’altro, sui pensieri, sui comportamenti e sul sentire dell’altro, pensando “Lo cambierò, lui mi darà ciò di cui ho bisogno, diventerà come lo vorrei, e poi sarò felice”. Questo comportamento si basa sulla convinzione errata che possiamo cambiare gli altri.
Esistono comportamenti tipici attraverso i quali una Dipendente Affettiva esercita il proprio controllo sull’altro:
Come adulti indipendenti, siamo singolarmente responsabili del nostro benessere fisico, emotivo, sociale ed economico.
Se ti trovi ad assumerti regolarmente la responsabilità delle relazioni, del benessere, delle finanze o altro del tuo partner, chiediti: “Perché lo sto facendo? Qual è il mio motivo?”
È probabile che speri che il tuo partner si senta dipendente da te in modo che non se ne vada mai?
Stai cercando di proteggere il tuo partner dalle conseguenze dei suoi comportamenti?
Stai cercando di rimediare a quello che credi sia il deficit del tuo partner?
Quando cerchiamo di mitigare le conseguenze negative delle azioni irresponsabili dell’altro, lo derubiamo delle sue opportunità di crescita e di apprendimento.
Se ti sei trovata a minimizzare o compensare le conseguenze di uno scatto d’ira o di qualsiasi altro comportamento irresponsabile del tuo partner, potresti aver pensato di essere stata “utile” o “gentile”, ma, in realtà, stai semplicemente rendendo possibile l’irresponsabilità del tuo partner.
Senza subire conseguenze negative, le persone che si impegnano in schemi distruttivi hanno molte meno probabilità di cambiare.
Un’altra modalità attraverso la quale aiutiamo i nostri partner ad evitare le conseguenze delle proprie azioni, si verifica quando evitiamo di esprimere la rabbia, la tristezza o il disagio che proviamo.
Quando evitiamo di condividere i nostri sentimenti per paura di ferire i loro, in realtà stiamo solo gestendo i loro sentimenti – e questo non è il nostro compito.
I confini sono dichiarazioni di ciò che tollereremo o meno.
L’obiettivo di un confine non è quello di cambiare il comportamento di un altro, ma di creare sicurezza e integrità per noi stessi.
Affinché un confine sia autentico, dovete essere pronti a far rispettare il confine quando non viene rispettato.
Altrimenti, è solo una minaccia vuota: un tentativo di convincere qualcun altro ad agire a modo tuo alle tue condizioni.
Per esempio, tu dici al tuo partner: “Se non inizi a trattarmi in modo più gentile, ti lascio”.
Se il tuo partner continua a trattarti male, devi essere pronta a lasciare quella relazione – perché, se non lo fai, il tuo “confine” era solo una tattica per cambiare il tuo partner con falsi pretesti.
Il cambiamento è un lavoro interiore. Possiamo sostenere o ostacolare i processi di guarigione degli altri, ma non possiamo intraprendere il viaggio per loro. Per guarire, bisogna essere disposti a guarire.
Se qualcuno non è disposto ad abbandonare una dipendenza, non possiamo educarlo a farlo.
Se qualcuno non è pronto ad affrontare il suo trauma, non possiamo costringerlo a guarire.
Se qualcuno porta un bagaglio pesante del suo passato, non possiamo strapparglielo dalle mani.
Possiamo sostenere il suo viaggio e assisterlo lungo il percorso se ha la volontà di crescere.
Ma non possiamo gestire la volontà di qualcun altro.
Quando il nostro partner non è in grado o non è disposto a darci la profondità di connessione che cerchiamo, possiamo ricorrere a un comportamento di protesta.
I comportamenti di protesta sono tentativi di ottenere reazioni da parte del nostro partner – reazioni che, anche se solo momentaneamente, creeranno una sensazione di connessione.
I comportamenti di protesta includono il rifiuto intenzionale di comunicare, il rifiuto di fare sesso, il tentativo di far ingelosire il partner o la minaccia di porre fine alla relazione.
I comportamenti di protesta non sono guidati da un desiderio genuino: non desideriamo veramente non essere in contatto, non desideriamo veramente terminare la relazione, non vogliamo veramente impegnarci con un’altra persona al di fuori della relazione.
Quello che vogliamo è che il nostro partner cambi il modo in cui interagisce con noi, e crediamo che questi comportamenti faciliteranno questo cambiamento.
Se avete usato le tattiche di cui sopra consapevolmente o inconsciamente, non siete sole.
In molte hanno dovuto infatti prendersi cura delle proprie illusioni tossiche di controllo per arrivare a costruire una relazione affettiva sana.
Nel prossimo articolo, vi parlerò di come imparare a riconoscere ciò che si trova in realtà sotto la nostra sfera di controllo – e imparare a vivere rigorosamente all’interno di tale sfera, al fine di lasciar andare la propria illusione di controllo e assumersi la responsabilità della propria felicità.
Per uscire dall’illusione di controllo e assumersi la responsabilità della propria felicità, ci si può esercitare mettendo in pratica le seguenti abitudini:
Nella lista “Posso controllare“, assicuratevi di includere le vostre azioni, le vostre reazioni, le parole che dite, i limiti che avete stabilito.
Nella lista “Non posso controllare“, assicuratevi di includere le azioni e le reazioni degli altri, i sentimenti degli altri, le relazioni degli altri e così via.
Ecco alcuni esempi:
“Posso controllare se esprimo o meno i miei bisogni e come li esprimo.
Non posso controllare se gli altri soddisfano o meno i miei bisogni.
Posso controllare se stabilisco o meno dei limiti intorno a un comportamento intollerabile.
Non posso controllare il comportamento intollerabile degli altri.
Posso controllare il modo in cui scelgo di guarire dal mio passato.
Non posso controllare la volontà o la capacità degli altri di guarire e di crescere.”
All’inizio, lavorare sull’illusione del controllo può essere profondamente destabilizzante.
Dopo tutto, il controllo è stato il nostro modo di gestire il mondo che ci circonda e di creare un senso di sicurezza per noi stessi.
Quando si rilegge la propria lista per la prima volta, la domanda più tipica che ci si pone è “Cosa succederà se non controllo più tutte queste cose? Tutto crollerà intorno a me?”
Dietro quella paura, però, c’è una libertà che raramente una Dipendente Affettiva ha sperimentato.
Guardando la colonna delle cose che non possiamo controllare, ci si rende immediatamente conto di quanto tempo abbiamo passato, ogni giorno, cercando di gestire, manipolare e influenzare gli altri.
Ci siamo impegnate a rendere felici gli altri quando erano tristi.
Abbiamo fatto appello ad infinite linee di ragionamento per alleviare il senso di colpa degli altri per le cose che avevano detto e fatto.
Ci siamo improvvisate psicoterapeute cercando di insegnare all’altro come recuperare i rapporti in crisi con i membri della sua famiglia o con noi, o come uscire da una dipendenza, ecc..
Tutto questo nell’assoluta convinzione che, se solo avessimo esposto il nostro punto di vista in maniera convincente, avremmo potuto convincere l’altro ad agire a modo nostro.
Assumendovi la responsabilità di soddisfare i vostri bisogni e di perseguire le vostre passioni, vi troverete molto meno inclini a cercare di controllare gli altri.
Come farlo?
Per ogni voce della vostra lista “Non riesco a controllare”, trovate un modo alternativo per spendere quell’energia in modo che nutra i vostri desideri e le vostre passioni.
Ad esempio:
Aiutare il mio partner a far avanzare la sua carriera → far avanzare la mia carriera
Cercare di convincere il mio partner ad andare in terapia per i suoi problemi → andare in terapia per la codipendenza
Aiutare il mio partner a ricucire i rapporti con i membri della famiglia → ricucire i miei rapporti con i membri della famiglia
Implorare il mio partner di calmarmi e rassicurarmi → imparare tecniche cognitive e somatiche per calmarmi
L’aiuto può essere utile se è dato liberamente senza vincoli.
Se però si ha la tendenza ad avere un eccesso di controllo, si può avere una storia ripetuta di offerte di aiuto per ottenere il favore di qualcuno, per far sì che qualcuno agisca in un certo modo, o per manipolare una situazione al fine di raggiungere il risultato desiderato… che spesso è quello di essere visti, considerati, amati.
Iniziate a chiedere prima di offrire aiuto.
Se l’altro non desidera il vostro aiuto, non dateglielo.
Se la vostra offerta viene rifiutata, abbandonate la tentazione di ripetere la vostra offerta: una volta che vi siete proposti e la risposta è stata negativa, è il momento di andare avanti.
Se, ad es., ritenete che il vostro partner sia un narcisista, evitate di giocare alle psicoterapeute.
Potete semplicemente dirgli qualcosa del tipo “”Ho trovato un articolo che descrive molti dei tuoi comportamenti. Vuoi che te lo mandi?”.
Evitando poi di “interrogarlo” costantemente… perchè questo è controllo.
All’inizio, il rifiuto può farci sentire offese e arrabbiate, proprio perchè ci si aspetta che l’altro reagisca nello stesso modo in cui faremmo noi, e quando non lo fa ci sentiamo svalutate.
quello che va però considerato è che tutto quello che per qualcuno può essere un affascinante esercizio di conoscenza e approfondimento, potrebbe invece essere travolgente, doloroso o straziante per l’altro.
In definitiva, accettare che l’altro rifiuti il nostro aiuto, significa avere fiducia nel proprio processo decisionale e onorare la propria autonomia.
Una Dipendente Affettiva tende spesso a controllare il proprio partner perchè lo rende responsabile della propria felicità e dell’attenuazione della propria angoscia.
Un passo fondamentale per rompere lo schema dell’eccesso di controllo è imparare a calmare se stessi e ad assumermi la responsabilità del proprio stato emotivo.
A questo proposito, consiglio il test del Dr. Peter Levine “Esperienze somatiche nella risoluzione del Trauma”.
Se ci troviamo in presenza di altri quando emerge una forte emozione, possiamo prenderci qualche minuto o più per essere completamente soli.
Se abbiamo bisogno di più spazio – diciamo, una notte per noi stessi – dobbiamo prenderci quello spazio.
Se abbiamo bisogno del sostegno di qualcun altro, ci rivolgeremo agli amici o ai familiari che sappiamo essere disponibili a tirarci fuori da un luogo emotivamente oscuro.
Il nostro partner non è l’unico in grado di aiutarci.
Queste tecniche non solo vanno a lavorare sulla dipendenza dal partner, ma permettono anche un recupero del nostro senso di resilienza.
Invece di sentirci come vittime di fronte a un tifone emotivo, scopriamo di avere le risorse interne di cui abbiamo bisogno per superare la tempesta.
C’è una meravigliosa poetessa, Maya Angelou, che diceva “Quando qualcuno ti mostra chi è, credigli la prima volta”.
Quante, tra le persone che hanno vissuto una relazione abusante per lungo tempo, hanno desiderato tornare indietro nel tempo e andare via alla prima lacerazione?
Ricordate: non potete guarire le ferite di un’altra persona.
Non si può portare il bagaglio di un’altra persona.
I vostri sforzi non possono trasformare una persona emotivamente non disponibile in una persona emotivamente disponibile.
Può essere utile costruire un elenco di elementi non negoziabili da utilizzare come guida nel momento in cui ci chiediamo se una relazione è abbastanza sana per noi da poterla mantenere.
Mi riferisco quindi a qualità e comportamenti che devono o non devono assolutamente essere presenti nel partner.
Ognuno ha una propria lista e può includere aspetti quali il senso dell’umorismo, la capacità di esprimere amore e affetto, la volontà di lavorare insieme nei momenti difficili, e qualsiasi altro aspetto che sia per voi fondamentale.
Nonostante la speranza che il partner anticipi intuitivamente le nostre esigenze, spesso questo non accade.
È quindi nostra responsabilità comunicare i nostri confini e dare agli altri la possibilità di rispondere di conseguenza.
Se non lo facciamo, potremmo cadere nelle vecchie abitudini di cercare di controllare gli altri per soddisfare i nostri bisogni.
I confini sono una forma di autodifesa verbale.
Sono meccanismi di protezione che mantengono l’integrità del nostro mondo interiore, bloccando al tempo stesso le persone, i luoghi e le cose che troviamo inaccettabili. Possiamo stabilire dei confini intorno al nostro corpo fisico, al nostro tempo, ai nostri beni, alla nostra comunicazione con gli altri e altro ancora.
Se non sapete in quale sfera della vostra esistenza potreste aver bisogno di fissare un confine, pensate all’ultima volta che avete provato un senso di indignazione per essere stati trattati ingiustamente.
Avvaletevi poi di questo schema per delimitare ed affermare il vostro confine:
Mi sento _________________________________________.
Quando _____________________________________.
Perchè _______________________________________.
Ho bisogno di ________________________________________.
Quindi, la comunicazione sarà del tipo “Mi sento a disagio/triste/arrabbiata/sfruttata quando tu ……………… perchè questo comportamento mi……….. Ho bisogno di………”
Potete ovviamente adattare questo linguaggio al vostro stile o tono di conversazione.
Chiedetevi poi cosa potreste fare diversamente se non steste cercando di controllare se piacete ad una persona o meno, o la sua reazione nei vostri confronti, o se non steste cercando di determinare il corso della vostra relazione.
Come pensereste, come vi sentireste, come parlereste e come vi comportereste se non foste impegnate a controllare il comportamento dell’altro?
Cosa avete sopportato che vi venisse fatto, sperando che la vostra abnegazione influenzasse una particolare situazione o persona?
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La Dr.ssa Claudia Scarpati è Psicologa Psicoterapeuta Relazionale ed è specializzata nell’aiutare le persone coinvolte in relazioni tossiche ad uscire dall’abuso.
Propone un percorso di Psicoterapia per Guarire dalle Relazioni Disfunzionali a Roma, in zona Eur.
Inoltre, fornisce sedute online per tutte quelle persone che non hanno modo di raggiungere lo studio.
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Ti aspetto dall’altra parte,